domenica 15 novembre 2009

Grande Giorno – Capitolo Secondo

Cocaine
Ci siamo. L’anestesia è stata una favola. Gli occhi a lunetta del dottore ti accompagnano durante l’intervento: rimane lì accanto, confortante, domandandoti continuamente come ti senti, se va tutto bene, ecc ecc…è davvero il tuo migliore amico. Ma ora è il momento del ginecologo. Arriva tutto sorridente (ma che bello qui sono tutti felici!):
– Un po’ di musica? – ti domanda.
– Perché no… – potrebbe aiutarti a rilassarti ulteriormente.
– Che ne dici di un po’ di blues? – il blues non è proprio la tua passione, ma quell’uomo in camice verde ha un bisturi in mano: non ti sembra il caso di fare la schizzinosa.
Parte una musica di sottofondo. Il ritmo tutto sommato non è male… il riff è conosciuto ma non riesci a identificarlo. Intanto senti una serie di persone maneggiare il tuo corpo. Pensi che normalmente una sensazione del genere ti avrebbe fatto svenire all’istante, e invece rimani lì, apparentemente lucida, ad analizzare l’intervento passo passo… mentre ti senti toccare ti domandi a che punto saranno dall’altra parte del telo verde: avranno aperto? Staranno tagliando? Questa morfina ti rende particolarmente serena, come se non fosse il tuo, il corpo che stanno maneggiando quegli strani personaggi verde-vestiti. Mentre ti perdi in questi assurdi pensieri, quelli procedono col “lavoro sporco” (è proprio il caso di dirlo) e in men che non si dica, arriva il Grande Momento. Senti piangere. È lui? Non ci puoi credere! Abbassano il lenzuolo.
– Sveglia bambolina il tuo bimbo è nato, guarda qui!! – è la voce dell’anestesista.
Alzi lo sguardo. È proprio lui. Un mostriciattolo viola tutto grinzoso urla e ti guarda con espressione interrogativa. Sembra ti stia chiedendo spiegazioni per tutto quel trambusto. Sei ammutolita. L’emozione ti ha schiantato. Non lascia spazio alle parole: senti solo un’infinita commozione allagarti gli occhi e riempirti il cuore. Sei spiazzata da quell’esserino. Come potresti non esserlo? Intanto la musica continua ad andare… ma… questa canzone la conosci… “she don’t lie, she don’t lie, she don’t lie… COCAINE!”. Non puoi crederci. Ok il blues, ma Coccaine! E come glielo spieghi a tuo figlio quando cresce: “sai amore, mentre nascevi… ascoltavamo… Cocaine!”. Non suona molto poetico. Avresti immaginato un altro sottofondo per un momento tanto solenne: chessò Beethoven, Bach, o magari La cavalcata delle valchirie di Wagner… sarebbe stata perfetta! E invece… Eric Clapton che canta Cocaine! Ma sì… la morfina ti rende simpatica anche questa canzone! E mentre medici infermieri e ferristi continuano a giocare all’allegro chirurgo con la tua pancia, nella tua testa inizi a cantare un motivetto che non ti abbandonerà più… “she don’t lie, she don’t lie, she don’t lie… COCAINE!".

2 commenti:

  1. Mi pare ovvio che a questo punto dovrà chiamarsi Eric! O Clapton! O Eric Clapton!!

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  2. Grande Luigi eheheh!!!

    Michy

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