domenica 20 febbraio 2011

Scuola elementare

Abbiamo iscritto Piccola Despota alle elementari. A dire il vero, l'atto pratico dell'iscrizione scolastica (cosa assai formale e burocraticamente impegnativa) è stato svolto ADDIRITTURA da Uomo Altrove.
Proprio così. Di buon mattino si è recato presso la segreteria della scuola elementare, con un tuo foglietto dettagliatissimo, nel quale avevi scritto nell'ordine:
  • il nome della scuola
  • il numero di ore richiesto (sono ormai lontani i tempi in cui esisteva soltanto il tempo “normale” e il tempo “pieno”, adesso è un fiorire di opzioni: antimeridiano, moduli, rientri, tempi continuati...)
  • i nomi delle amichette che la Despota voleva INDEROGABILMENTE nella sua stessa classe
  • la scelta relativa alla religione
  • il codice fiscale di tutti i componenti della famiglia
… hai inoltre riflettuto a lungo, indecisa se indicare anche il nome di vostra figlia fra i dati di cui Uomo Altrove doveva essere ASSOLUTAMENTE a conoscenza per effettuare l'iscrizione, ma poi ti sei fatta coraggio e hai pensato che in fondo quello era un dato che poteva anche ricavare da solo.
Insomma, Uomo Altrovesi è recato in segreteria, ha compilato il modulo e con questi pochi semplici gesti ha formalizzato una delle prime tappe importanti nella vita della vostra despotina.
Quando lo hai chiamato dal lavoro eri tutta emozionata:

Mom: allora, fatto tutto?
Uomo Altrove: sì certo
Mom: hai avuto problemi? Era difficile il modulo?
Uomo Altrove: ma dai, non era mica l'esame di maturità... c'era da scrivere quattro cose in croce. Con quel tuo foglietto, poi, ero in una botte di ferro!
Mom: stai usando per caso un tono ironico?
Uomo Altrove: chi io? Figurati...
Mom: hai scritto bene il nome della Despota?
Uomo Altrove: MA INSOMMA, Mom! Smettila! Ma che ti prende? Vuoi calmarti?
Mom: non sono mica agitata...
Uomo Altrove: ah no?
Mom: ok, magari un pochino...
Uomo Altrove: l'ho compilato bene il modulo, fidati.
Mom: sì lo so, lo so, non è quello, è che...
Uomo Altrove: cosa c'è? Non capisco il perché di tutta questa agitazione.
Mom: ma ci pensi? La Despota va alle elementari...
Uomo Altrove: oddio! Ed io che l'ho lasciata alla materna, stamattina...
Mom: eddai, hai capito cosa intendo.
Uomo Altrove: sì, ho capito.
Mom: insomma, le elementari. Quella è La Scuola.
Uomo Altrove: sì direi di sì, così la chiamano.
Mom: è la scuola dei grandi.
Uomo Altrove: beh, grandi...
Uomo Altrove: e lei è ancora così...
Mom: cocciuta?
Mom: no.
Uomo Altrove: impertinente?
Mom: no.
Uomo Altrove: viziata?
Mom: no.
Uomo Altrove: capricciosa?
Mom: MA NO! Dai. Smettila di scherzare. Questa è proprio una cosa seria. LA DESPOTA VA ALLE ELEMENTARI!
Uomo Altrove: sì, dai, le elementari. Non è mica l'università. Ce la possiamo fare.
Mom: ma lei è così PICCOLA, è la nostra piccolina. Te la ricordi, appena uscita dalla sala operatoria, minuscola e grinzosa, con i capelli tutti dritti? E quando ha iniziato a gattonare, in quel modo così buffo che sembrava una ranocchia...
Uomo Altrove: ehi, non lo fare...
Mom: cosa?
Uomo Altrove: ... non fare la nostalgica. Ti sta tremando la voce. Non sei in ufficio?
Mom: sì sono ufficio, e non sono nostalgica. Sono solo... non so. Va a scuola, amore, non riesco a crederci. La nostra piccolina... è già così grande.
Uomo Altrove: ma è normale che sia così, è fisiologico. I figli crescono, diventano indipendenti, e arriverà il giorno in cui si staccheranno da noi. È così che funziona. E non piangere.
Mom: non sto piangendo, è solo che... è incredibile. I figli ti danno davvero la misura del tempo che passa. Attraverso loro ti vedi la vita scorrere sotto gli occhi, ti rendi conto di come sia tutto così tremendamente fugace...
Uomo Altrove: dai, non esagerare! Possibile che per te ogni scusa sia buona per intavolare una riflessione sui massimi sistemi? È SOLO la scuola elementare.
Mom: no, è solo il primo passo: ora le elementari, poi il liceo, l'università, diventerà una donna...
Uomo Altrove: dai, non ci pensare, guarda il lato positivo.
Mom: e cioè?
Uomo Altrove: tra soli dodici anni sarà maggiorenne, se ne andrà in vacanza da sola e noi finalmente ci faremo una vancanza da soli!
Mom: l'hai detto, sa?
Uomo Altrove: cosa?
Mom: a 18 anni in vacanza da sola.
Uomo Altrove: beh, effetivamente... diciotto mi sembra prestino, magari meglio aspettare la laurea...

giovedì 10 febbraio 2011

SUORE E PUTTANE

Voglio riportare qui l'articolo di Concita De Gregorio, intitolato "Suore e puttane" apparso sull’Unità, l'8 febbraio 2011. Credo che ponga molti utili spunti di riflessione. Naturalmente domenica sarò in piazza, insieme a molte di voi, ne sono sicura.

Nel disperato e spaventato tentativo di far sembrare la manifestazione di domenica prossima una piccola cosa, una cosa di donne, sono scese in campo le truppe da combattimento dei sostenitori e dei fiancheggiatori dell’Arcore style. Quelli che, a partire dall’anziano Ostellino, spiegano che ogni donna è seduta sulla sua fortuna dunque che male c’è, è sempre andata così, l’Italia in fondo è veramente un bordello abbiamo letto di nuovo ieri sul Corriere.
I più raffinati, per così dire, schierano donne a denigrare altre donne nel tentativo di scatenare quella che, se solo si scatenasse, chiamerebbero entusiasti una rissa da pollaio. Il sottotesto, il retropensiero divertito di chi manda in tv e mette in prima pagina le Santanchè da combattimento è il seguente: ecco, guardate, donne contro donne. Come se le donne non rispondessero alle categorie di ogni essere umano e non ce ne fossero di ladre e di oneste, di servili e di libere, di capaci e di inette. Gli argomenti più in voga, per denigrare chi crede che le donne siano capaci per prime di reagire al “sistema” piuttosto che adattarvisi, sono i seguenti: sono femministe, moraliste. Predicavano il libero amore ora si atteggiano a suore. Le brave ragazze contro le prostitute, le madri contro le puttane, il mondo diviso in Maria e Maddalena così come i libri sacri ci insegnano, come gli uomini in fondo desiderano. Le puttane per strada offendono il decoro urbano, in villa sono accompagnate dagli autisti.
Il femminismo e il moralismo non c’entrano: molte suore hanno firmato il nostro appello e parecchie prostitute, preti e libertini come se aveste la pazienza di leggerci capireste. Ammesso che l’obiettivo sia capire, naturalmente.
Carla Corso, una donna di 65 anni che è stata ed è leader del comitato per i diritti civili delle prostitute, ci racconta oggi perché aderisce alla manifestazione. Dice, a un certo punto: “Noi eravamo in lotta contro il mondo, volevamo rompere l’ipocrisia, queste ragazze non sono contro ma sono funzionali al sistema”. Il femminismo è stato un movimento politico portatore di diritti. Le ragazze che negli anni Settanta non erano nate, quelle che come me andavano alle elementari non hanno combattuto quella battaglia: ne hanno goduto i frutti. Ma i diritti non sono dati per sempre, vanno difesi: con la cultura, con la consapevolezza.
Scrivevo anni fa le storie vere di Dalia, la ragazzina dell’Est venduta dalla nonna a 12 anni, di Cristina, la studentessa che fiera di farlo rivendica il suo diritto a fare la puttana. La libertà consiste nel darsi il destino che si vuole. Credo che il “sistema” di cui parla Lele Mora e che da decenni è un modello di referimento per generazioni di ragazze – quelle sulle copertine dei rotocalchi, in tv – proponga come strada per la realizzazione di sé una libertà condizionata alla sottomissione. Un mondo di cortigiane, dice Carla Corso. Il problema non è mai chi vende, è chi compra. L’amore è gratis, si può fare in quanti e come si vuole. Anche vendersi è lecito. E’ l’acquisto all’ingrosso, della società intera, che fa schifo. In specie se si comprano adolescenti: che siano consenzienti, e i loro padri con loro, non migliora. Peggiora piuttosto la responsabilità di chi dovrebbe indicare altri orizzonti e non lo fa. Di chi cavalca la sua privata debolezza spacciandola per legge di vita.