sabato 8 maggio 2010

Cara Ministra... a Lei un assaggio di "normalità"

Ti eri ripromessa di non parlare di politica su questo blog. Perché ti conosci, e sai che ti surriscaldi facilmente quando si tratta l’argomento. Ma è più forte di te, stavolta proprio non ce la fai a mandare giù questo rospo. Impossibile farlo. Sei troppo indignata, offesa, e terribilmente arrabbiata, per non dire ciò che pensi. Perché una giovane donna, neo-mamma, ai vertici del Governo, qualche giorno fa ha rilasciato un’intervista che ha dell’incredibile. Si tratta, manco a dirlo, della nostra cara Ministra Gelmini che, dalle pagine del Corriere della Sera, ha beatamente “detto la sua” su temi giusto un tantinello spinosi, quali il lavoro e la maternità. Ora, a chi non avesse già letto quell’articolo, verrebbe da chiedersi: cosa avrà detto mai la nostra Ministra? Forse che la maternità in Italia non è ancora abbastanza tutelata? O piuttosto che le mamme di oggi sono costrette a fare i salti mortali per tornare a lavorare dopo tre mesi (quando verosimilmente ancora si allatta il proprio cucciolo, e non ci si è ancora riprese dalle varie crisi post-partum)? O avrà forse posto l’accento sulla mancanza di strutture adeguate a sostegno di queste mamme che, nella maggior parte dei casi, non possono neanche permettersi di pagare la retta di un asilo privato? Insomma, in quale modo, verrebbe da chiedersi, da donna, mamma e rappresentante del Governo, l’esimia Ministra ha dimostrato la sua solidarietà alle altre donne? È presto detto. Semplicemente non l’ha fatto. Piuttosto, ha preferito affermare: «anch’io, come la D’Amico, ho più facilità di altre donne a tornare subito a lavorare senza trascurare mia figlia. Ma non vuol dire non essere una buona mamma, dovrebbero farlo tutte». Avete letto bene. Il virgolettato parla chiaro. Dovremmo farlo tutte, care mamme. Perché non tornare a lavorare dopo dieci giorni come la stakanovista Ministra? Forse perché, OPS! a noi non allestiscono una nursery privata in ufficio, ed è già tanto se non ci sfilano la sedia da sotto il sedere al primo mese di gravidanza? O piuttosto perché non possiamo permetterci tate, bambinaie e colf varie, e dobbiamo ritenerci già fortunate se riusciamo a reclutare qualche santo nonno che ci aiuti a non impazzire totalmente? O, più semplicemente, sarà perché la legge non ce lo permette? Non aveva considerato questo piccolo particolare l’esimia Ministra? Ma che svista grossolana! Possibile che la Gelmini non ricordi come si esprime la legge italiana in proposito? Sembra che neanche la giornalista che la sta intervistando riesca a crederci:
«Però le donne normali che lavorano dopo il parto sono costrette a stare a casa.
Lo giudico un privilegio.
Un privilegio? Non è un diritto?
Una donna normale deve certo dotarsi di una buona dose di ottimismo, per lei è più difficile, lo so; so che è complicato conciliare il lavoro con la maternità, ma penso che siano poche quelle che possono davvero permettersi di stare a casa per mesi. Bisogna accettare di fare sacrifici».
Ecco qua la ricetta! Un po’ di sano ottimismo e tutto va a posto, care mamme! Come abbiamo fatto a non pensarci? È così semplice!
C’è poco da ironizzare stavolta. Le parole della Gelmini sono serissime. Purtroppo. E questo stralcio di intervista è assai eloquente. Non ci sarebbe davvero bisogno di aggiungere altro. A te sono bastate poche parole per sentirti davvero profondamente indignata. Possibile che nel 2010 si debba ancora sentir parlare di maternità in questi termini? “Sacrifici”? “Privilegio”? Per non parlare della definizione di “donna normale”. Quale sarebbe, di grazia, questa donna che lei cita, cara Ministra? Ha idea di quale sia la normalità per le mamme lavoratrici in Italia? Da ciò che afferma, si direbbe di no. Perché sa qual è il vero privilegio in questo Paese per noi mamme? Quello di poter fare una scelta che non sia obbligata. Perché ogni mamma dovrebbe poter essere libera di scegliere cosa è meglio per lei e per i propri figli. E decidere se, quando e come tornare al lavoro. Senza dover subire pressioni di alcun genere e senza dover inesorabilmente essere risucchiata dai sensi di colpa. Allora sì che la maternità sarebbe, come lei dichiara, uno «stato di beatitudine».

10 commenti:

  1. la gelmini me l'ero persa, però mi pare davvero facilona in questa sua uscita. posti anche il link dell'articolo così me lo leggo epr intero.
    please..

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  2. ecco qua, melana...

    http://www.corriere.it/politica/10_aprile_30/gelmini-maternita-privilegio-mian_0aa5f66a-5441-11df-a5b5-00144f02aabe.shtml

    effettivamente mi ero ripromessa di mettere il link, ma oi me ne sono scordata...

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  3. Io spero soltanto che in giro ci siano abbastanza donne intelligenti da capire che ciò che dice la Gelmini è un insulto a tutte le mamme lavoratrici. Vogliono farci credere che il poco che abbiamo sia un privilegio, quando basta guardarsi intorno e capire che siamo il paese messo peggio. Le donne italiane devono fare un po’ di sacrifici? Beh la cara Gelmini si informi meglio perché in Europa siamo quelle che si sacrificano di più, siamo quelle che sono obbligate a lasciare il lavoro dopo la maternità. All’estero ti permetto di ridurre l’orario di lavoro, esiste la flessibilità d’orario ed esiste “udite udite” anche il telelavoro. Ma forse non se ne accorge perché tutto questo lei ce l'ha già, anche se nessuno riuscirà mai a convincermi che siano cose dette per ingenuità.
    Io sono mamma, ho osato per ben due volte, questo vuol dire che per il mio datore di lavoro ho perso parte del mio encefalo, ma la cosa che mi ferisce di più è l’atteggiamento delle altre donne e mamme. Purtroppo sono loro che fanno più ostruzionismo alle colleghe che cercano un po’ di flessibilità al lavoro o (il mio caso) che tentano di usufruire della facoltativa che guarda caso è per legge. Anche qui si dice e si fa ciò che compiace il capo.
    La maternità pare essere un handicap, provino loro a fare quello che facciamo noi tra lavoro, casa e figli.
    Vabbè perdonami lo sfogo e se mi sono dilungata. Posso suggerirti, se non l’hai mai fatto, di dare un’occhiata alla petizione di Paola Liberace? Da qualche parte bisogna pur cominciare.

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  4. Anche a me, a sentire certe cose, mi viene caldo alla faccia. Se c'è giustizia, la Gelmini si reincarnerà, nella sua prossima vita, in un'operaia che farà i turni, abbandonata dal marito, senza nonni che le guardino i figli. E lei non avrà i soldi per pagare un asilo nido ma, avendo un contratto a tempo determinato, dovrà rientrare al lavoro dopo la maternità obbligatoria. E si ritroverà, attaccata alla macchina alla quale lavora per 8 ore al giorno, senza neanche poter andare a far pipì, con una mastite perché le due ore di allattamento al giorno non le consentono comunque di svuotare il seno a sufficienza. Senza contare il fatto che il suo datore di lavoro la tratterà da schifo, perché si è permessa di fare due figli e due maternità, una dietro all'altra magari. E così la ministra diventerà più umana, vera, intelligente e sensibile.

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  5. Quella che parla, che ci governa, è gente che non ha mai lavorato un giorno in vita sua.
    Ma purtroppo la stragrande maggioranza degli italiani è ossequiosa nei confronti del potere, popolo pecorone lesto a salire sul carro del vincitore. L'ignoranza galoppa che manco Varenne e il risultato è che questi si possono permettere di dire e fare quel che vogliono e nessuno se ne accorge.
    Si dice che non sia il popolo a dover avere paura dei propri governanti, ma vice versa.

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  6. E già...quanta amarezza, e che rabbia!!! Hai ragione Hermano, nessuno si accorge di niente: dov'era, per esempio l'altra bella Ministra, quella delle PARI OPPORTUNITà, mentre la Gelmini rilasciava cotale intervista? A cotonarsi i capelli???Hai ragione Simo, viene da sperare in una gisutizia divina (anche ame che nel divino, sinceramente poco credo!!).

    p.s.: grazie Elga per la segnalazione

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  7. Che brutto aria che tira in questo blog! E' un covo di comunisti e di disfattisti!!! DROGATI!

    Emiliano

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  8. Mom, pensato e ripensato a quanto hai scritto, a tutti i commenti, dopo che m'ha sbollito, oggi ho trovato questo spunto, appunto una "striscia" domenicale :-)
    <<Mamma: tuo padre sta lavorando cerca di non disturbarlo, ok?/ Papà devo chiederti una cosa / Si?/ La gente scoppia mai spontaneamente? / Um..no per quel che ne so io, no./ E' un sollievo grazie , papà./ Prego./ POOOWW il bambino scoppia un palloncino e dice: /Ti sei spaventato? /
    Papà: Se non riesci a pensare a dei modi per renderti utile, ti darò qualche suggerimento.

    A parte la risata da paresi che ho avuto per 60 secondi, ho pensato ok, sì, scoppiamo in polemiche, animiamoci, ma poi troviamo anche qualcosa per renderci utili, non demordiamo educhiamo sti figli, sti nipoti, speriamo.

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  9. Prego mom, io sto cercando nel mio piccolo di diffondere. Ad oggi mi sembra l'unico modo per fare qualcosa, ma sono anch'io sbalordita! Tutti fanno spallucce come a dire, è così che ci posso fare? Spero di non arrivarci...

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  10. Descrivere una striscia a fumetti dovrebbe essere un crimine punito con la reclusione dura, soprattutto se si parla di Calvin e Hobbes.

    Io penso che ci sia ben poco da educare. Ci si può ritagliare una piccola nicchia (che fa presto a divenire loculo, si sa) ma pensare di poter cambiare le cose senza eventi traumatici è una pia illusione che la storia ha sempre smentito. Resistere, in attesa del tracollo inevitabile e della conseguente disperazione, terreno fertile per l'ideale. Nessun popolo nutrito e divertito, come noi siamo, si è mai ribellato. E non scordiamo che salvo pochi esempi (che non a caso si chiamavano "resistenza"), all'italiano medio stava bene anche il fascismo. Sono diventati tutti antifascisti solo quando un esercito straniero è venuto a "liberarci". Il carro del vincitore è la nostra meta prediletta.

    Si si speriamo. Chi visse sperando...

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